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LA RIABILITAZIONE DELLA PARALISI DEL NERVO FACCIALE
Categoria: Patologie e Cure
Il nervo facciale è un nervo che percorre un lungo tragitto all’interno della scatola cranica, per poi emergere anteriormente all’orecchio e innervare i muscoli mimici del volto. Una reazione infiammatoria, un trauma (anche chirurgico) o una lesione di questo nervo in qualsiasi tratto del suo percorso impedirà l’adeguata conduzione nervosa, provocando una paralisi facciale.
Nei casi in cui la causa della paralisi sia sconosciuta viene chiamata Paralisi di Bell (in onore dello scozzese Charles Bell che per primo l’ha descritta agli inizi dell’800). La paralisi del nervo facciale comporta una marcata debolezza dei muscoli facciali di un lato del volto, asimmetria del sorriso per la caduta dell’angolo della bocca, impossibilità a chiudere l’occhio o ammiccare, scomparsa delle rughe frontali. Com’è intuibile, il sintomo che provoca maggiore disagio è l’alterazione dell’espressività di metà faccia e il problema estetico che ne deriva.
È una situazione relativamente rara in quanto se ne contano 40 casi ogni centomila abitanti, maschi e femmine. La cosa prioritaria, nel giorno stesso dell’insorgenza del problema, è il corretto inquadramento diagnostico da parte del medico per escludere altre patologie. Il precoce intervento diagnostico, farmacologico e riabilitativo permette, nella gran parte dei casi, di ottenere un recupero completo.
Nella presa in carico è importantissimo anche non trascurare la cura dell’occhio per evitare che, a lungo andare, la sua mancata chiusura e la scarsa lubrificazione, ne danneggino la superficie. Nei primi 30 giorni il recupero è più rapido e grazie alla neuroplasticità, cioè la capacità del sistema nervoso di riorganizzarsi e modificarsi in seguito ad un danno, può proseguire anche per un anno dopo l’insorgenza della paralisi.
Il soggetto sano non è abituato a prestare attenzione ai movimenti dei muscoli della faccia (tanto meno a quelli di un solo lato) in quanto li contrae spontaneamente per comunicare, per mangiare, per parlare. La riabilitazione non può ignorare questo dettaglio e quindi il lavoro del fisioterapista è incentrato sul controllo del movimento della faccia più che sulla sua attivazione, sia dal lato malato che da quello sano. Si lavora, cioè, su quella che si chiama “unitarietà del volto” per riportare il paziente ad avere il controllo della sua espressività, nel modo più corretto e funzionale possibile.